Citizen journalism e value-based advertising
Luca de Biase ha invitato a riflettere sui temi della trasformazione dei modelli di business nel giornalismo (http://tinyurl.com/a4q8wo) offrendo alcuni link di supporto.
Uno di questi (http://blogs.law.harvard.edu/doc/2007/09/12/toward-a-new-ecology-of-journalism/), di Doc Searls, si concentra sulla relazione tra le trasformazioni nel giornalismo (in particolare nella direzione del Citizen Journalism) e l’ advertising.
Trovo le idee di Searls interessanti ... ho qualche perplessità su quelle che secondo me sono alcune semplificazioni:
1) l’ idea che il citizen journalism debba contrapporsi al professional journalism.
Non credo che il blogging sia semplicemente oral history ( "was there, I saw what I saw and told that story. That’s all"). Il blogging è comunque gatekeeping (selezione e diffusione di informazioni rilevanti) e in quanto tale soddisfa una delle funzioni tipiche del giornalismo.
Dando per scontato che il giornalismo di tutti i tipi debba sottostare a regole di produzione delle news che ne garantiscano la qualità (come certificarla? parlamone), penso che il problema più grosso riguardi la necessità di trovare NUOVE forme di gatekeeping e costruzione delle news, che ne potenzino la qualità ma anche la capacità di governare la complessità informativa di oggi, avendo anche il coraggio di far saltare vecchie separazioni tra chi ha, oppure no, il diritto di farlo;
2) l' idea che si possa abbastanza semplicemente costruire un modello di business per la news industry senza i flussi di reddito pubblicitari. Mi sembra di capire che quello che si propone come alternativa sia una specie di “vendita di servizi” legati alle competenze – idea interessante ma che ad oggi sembra poco solida rispetto alla drammatica necessità di risorse della industry delle news (vecchia e nuova);
3) l' ingenuità del pensare che la comunicazione PULL da parte dei venditori, cioè "buyers hunting for sellers", risolva tutto. La comunicazione PUSH (tra cui l' adv) nella storia ha dimostrato proprio il contrario di quanto le viene contestato da Doc Searls, e cioè di funzionare proprio perchè efficiente cognitivamente; guarda caso oggi abbiamo proprio il bisogno di essere più efficienti di prima a causa dell’ information overload. Il click-through non misura tutto e comunque dovrebbe almeno essere confrontato con il rapporto tra tempo speso per cercare informazioni e rilevanza delle informazioni trovate. Il problema dell' advertising è l' intrusione non l' inefficienza. E infatti è necessario far diventare la pubblicità anche "produttrice di valore" per il consumatore per diminuire l' intrusione. Gli esperimenti nell' area del value-based advertising (pubblicità che aumenta la rilevanza a partire dalla contestualizzazione, sia nel tempo che nello spazio, e dalla relazione di marca ma anche il social advertising) vanno timidamente in questa direzione.
In sintesi, c’ è da sperimentare e inventare tantissimo. Credo che su questo siamo tutti d’ accordo.
Il mio profilo

- Andreina Mandelli
- Facebook: www.facebook.com/andreina.mandelli Twitter: @Mandelli2
Saturday, January 17, 2009
Thursday, January 1, 2009
Il mio Natale ... pace, relax e natura
Per chi ha voglia di vedere dove sono stata in questi giorni .... ecco il link alle foto.
http://www.facebook.com/album.php?aid=51578&l=9632f&id=529651865
AM
http://www.facebook.com/album.php?aid=51578&l=9632f&id=529651865
AM
Saturday, October 18, 2008
"Alberi morti" e digital newspaper di plastica

Speriamo sia la volta buona. Sembra essere finalmente arrivato il momento in cui il piacere di leggere il giornale in poltrona (o al tavolino del bar guardando il mare a S' Archittu :-) is sposi con l' efficienza dell' informazione digitale.
http://www.dailymail.co.uk/sciencetech/article-1077864/Revolutionary-plastic-e-paper-set-hit-high-street.html
E' arrivato il giornale elettronico di plastica. Elettronico ma anche flessibile come la carta (qui il video http://www.youtube.com/watch?v=Jwld9lGKSz4&feature=related).
Credo che tutti noi che ci occupiamo di formazione (anche) nei media digitali abbiamo almeno una volta fatto fare un' esercitazione ai nostri studenti, chiedendo loro di fare uno sforzo di immaginazione e provare a "inventare" un nuovo "device" che potesse essere aggiornato sull' informazione rilevante quotidiana e avesse comodità e flessibilità massima di utilizzo. L' esercitazione finiva naturalmente con la scoperta che non c' era nulla che potesse essere paragonato per comodità e flessibilità al giornale su carta.
Ci informano che: "The e-reader is the brainchild of students at Cambridge University's Cavendish Laboratory and will be developed by manufacturing plant Plastic Logic at a factory in Germany. The invention is due to hit the high street next year. Each part of the design will be made from plastic and will be super-thin, as light as the average magazine and able to store and display documents."
Beh, se funzionerà di sicuro smetteremo di chiamare i giornali su carta "dead tree papers" :-)
Siamo qui che lo aspettiamo ...
http://www.dailymail.co.uk/sciencetech/article-1077864/Revolutionary-plastic-e-paper-set-hit-high-street.html
E' arrivato il giornale elettronico di plastica. Elettronico ma anche flessibile come la carta (qui il video http://www.youtube.com/watch?v=Jwld9lGKSz4&feature=related).
Credo che tutti noi che ci occupiamo di formazione (anche) nei media digitali abbiamo almeno una volta fatto fare un' esercitazione ai nostri studenti, chiedendo loro di fare uno sforzo di immaginazione e provare a "inventare" un nuovo "device" che potesse essere aggiornato sull' informazione rilevante quotidiana e avesse comodità e flessibilità massima di utilizzo. L' esercitazione finiva naturalmente con la scoperta che non c' era nulla che potesse essere paragonato per comodità e flessibilità al giornale su carta.
Ci informano che: "The e-reader is the brainchild of students at Cambridge University's Cavendish Laboratory and will be developed by manufacturing plant Plastic Logic at a factory in Germany. The invention is due to hit the high street next year. Each part of the design will be made from plastic and will be super-thin, as light as the average magazine and able to store and display documents."
Beh, se funzionerà di sicuro smetteremo di chiamare i giornali su carta "dead tree papers" :-)
Siamo qui che lo aspettiamo ...
Tuesday, July 22, 2008
Conoscere i comportamenti sociali dei consumatori per poter lavorare nel web 2.0
Un articolo interessante di Knowledge.Wharton della University of Pennsylvania sul tema della relazione tra imprese e nuovo web
http://knowledge.wharton.upenn.edu/article.cfm?articleid=2009
In grande sintesi: per poter sfruttare il potenziale dei nuovi mercati interconnessi è necessario capire l' uso sociale della rete da parte dei consumatori. Farlo non è facile, non si tratta solo di produrre qualche statistica sull' uso di siti come MySpace o dei blog ma di capire a fondo le ragioni (il WHY) dei nuovi (o rinnovati) comportamenti sociali dei consumatori. Solo così si può sperare di capire le sfumature e le radicali differenze di comportamento e opportunità nei diversi ambiti culturali della rete.
AM
http://knowledge.wharton.upenn.edu/article.cfm?articleid=2009
In grande sintesi: per poter sfruttare il potenziale dei nuovi mercati interconnessi è necessario capire l' uso sociale della rete da parte dei consumatori. Farlo non è facile, non si tratta solo di produrre qualche statistica sull' uso di siti come MySpace o dei blog ma di capire a fondo le ragioni (il WHY) dei nuovi (o rinnovati) comportamenti sociali dei consumatori. Solo così si può sperare di capire le sfumature e le radicali differenze di comportamento e opportunità nei diversi ambiti culturali della rete.
AM
Saturday, June 7, 2008
Segnalo questa presentazione di Bernard Cova sul tema delle brand communities.
http://www.dea.unipi.it/db/UtentiEA/rsbrana/Cova,%20Brand%20communities.pdf
La distinzione importante ripresa in questa presentazione è tra "comunità di marca" e "consumption tribes"; le prime sono centrate su una marca specifica, le seconde fanno riferimento ad interessi comuni nel consumo ma non necessariamente legate ad una marca. Il focus dell' intervento dell' azienda ovviamente nei due casi cambia.
L' approccio di Cova assegna particolare importanza allo studio dei "riti" della comunità, attraverso i quali si crea il collante per la partecipazione.Un altro principio importante ribadito (personalmente penso sia il principio base per non sprecare risorse in questi progetti) è che bisogna fare leva su comunità preesistenti più che inventarsi comunità nuove. Penso sia importante ricordarsi che le comunità sono fenomeni sociali, non possono nascere in laboratorio.
Una importante lezione che viene dalle esperienze più recenti è che è necessario impostare una relazione con i membri della comunità in modo da includerli nei progetti e nelle decisioni aziendali (es.Nissan), non solo considerare l' ambito dello scambio di informazioni o della socializzazione.
AM
http://www.dea.unipi.it/db/UtentiEA/rsbrana/Cova,%20Brand%20communities.pdf
La distinzione importante ripresa in questa presentazione è tra "comunità di marca" e "consumption tribes"; le prime sono centrate su una marca specifica, le seconde fanno riferimento ad interessi comuni nel consumo ma non necessariamente legate ad una marca. Il focus dell' intervento dell' azienda ovviamente nei due casi cambia.
L' approccio di Cova assegna particolare importanza allo studio dei "riti" della comunità, attraverso i quali si crea il collante per la partecipazione.Un altro principio importante ribadito (personalmente penso sia il principio base per non sprecare risorse in questi progetti) è che bisogna fare leva su comunità preesistenti più che inventarsi comunità nuove. Penso sia importante ricordarsi che le comunità sono fenomeni sociali, non possono nascere in laboratorio.
Una importante lezione che viene dalle esperienze più recenti è che è necessario impostare una relazione con i membri della comunità in modo da includerli nei progetti e nelle decisioni aziendali (es.Nissan), non solo considerare l' ambito dello scambio di informazioni o della socializzazione.
AM
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Saturday, March 15, 2008
Bibliografia
Una bibliografia di base sui social media:
Gillin, P. 2007 The new influencers. Quill Drivers Books
Holtz, S., Demopoulos, T. (2006), Blogging for Business, Kaplan Business,
Meerman, D. 2007 The new rules of marketing and PR. Wiley
David Kline, Dan Burstein, Arne J. De Keijzer (2005) Blog!: How the Newest Media Revolution is Changing Politics, Business, and Culture. CDS Books
Justin Kirby, Paul Marsden (2005) Connected Marketing, First Edition : The Viral, Buzz and Word of Mouth Revolution.
Schumann, D. W.; Thorson E. (2007) Internet Advertising. Theory and Research. Erlbaum
Tapscott, D.; Williams, A. 2006 Wikinomics, Penguin
Efraim Turban, Dorothy Leidner, Ephraim McLean, James Wetherbe (2005) Information Technology for Management : Transforming Organizations in the Digital Economy. John Wiley & Sons
Weber, L. (2007), Marketing to the Social Web, Wiley
Gillin, P. 2007 The new influencers. Quill Drivers Books
Holtz, S., Demopoulos, T. (2006), Blogging for Business, Kaplan Business,
Meerman, D. 2007 The new rules of marketing and PR. Wiley
David Kline, Dan Burstein, Arne J. De Keijzer (2005) Blog!: How the Newest Media Revolution is Changing Politics, Business, and Culture. CDS Books
Justin Kirby, Paul Marsden (2005) Connected Marketing, First Edition : The Viral, Buzz and Word of Mouth Revolution.
Schumann, D. W.; Thorson E. (2007) Internet Advertising. Theory and Research. Erlbaum
Tapscott, D.; Williams, A. 2006 Wikinomics, Penguin
Efraim Turban, Dorothy Leidner, Ephraim McLean, James Wetherbe (2005) Information Technology for Management : Transforming Organizations in the Digital Economy. John Wiley & Sons
Weber, L. (2007), Marketing to the Social Web, Wiley
Monday, January 21, 2008
Tourism 2.0
A questo indirizzo si trova una presentazione di Alan Lew, Northern Arizona university, sul tema di come il web 2.0 e i social media cambiano il turismo.
http://www.slideshare.net/alew/travel-20-the-emerging-web-20-virtual-travelscape
In effetti i social media hanno caratteristiche particolarmente interessanti per il turismo, per la capacità di far leva sull' attitudine dei consumatori di passarsi informazioni e contenuti, utili in fase di scelta della destinazione ma anche dei servizi. La dimensione a network si applica non solo ai consumatori ma all' intera catena del valore (tutti gli operatori coinvolti).
Il settore, in questa prospettiva è concepito come un ecosistema come è evidente da questo secondo contributo
http://www.eduwilliam.com/index.php?s=tourism&submit=Invia+query
Qui invece una interessante lista e classificazione di blog tourism-related
http://www.slideshare.net/gthevenot/blogs-in-the-tourism-industry
Questa presentazione invece ha diversi esempi a contrasto tra web 1.0 e web 2.0
http://www.slideshare.net/unodewaal/travel20
http://www.slideshare.net/alew/travel-20-the-emerging-web-20-virtual-travelscape
In effetti i social media hanno caratteristiche particolarmente interessanti per il turismo, per la capacità di far leva sull' attitudine dei consumatori di passarsi informazioni e contenuti, utili in fase di scelta della destinazione ma anche dei servizi. La dimensione a network si applica non solo ai consumatori ma all' intera catena del valore (tutti gli operatori coinvolti).
Il settore, in questa prospettiva è concepito come un ecosistema come è evidente da questo secondo contributo
http://www.eduwilliam.com/index.php?s=tourism&submit=Invia+query
Qui invece una interessante lista e classificazione di blog tourism-related
http://www.slideshare.net/gthevenot/blogs-in-the-tourism-industry
Questa presentazione invece ha diversi esempi a contrasto tra web 1.0 e web 2.0
http://www.slideshare.net/unodewaal/travel20
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