Per chi è interessato al fenomeno dei social network specializzati per segmenti demografici può essere interessante questo articolo che commenta il lancio di MyPage. Ovviamente si dà grande importanza alla sicurezza e al parental control.
http://www.socialware.it/web-20/social-network-per-bambini-ecco-mypage-il-web-20-sicuro
Il mio profilo
- Andreina Mandelli
- Facebook: www.facebook.com/andreina.mandelli Twitter: @Mandelli2
Friday, December 11, 2009
Wednesday, November 25, 2009
Una testimonianza su social media marketing
Niccolò Magnani di MRM ha fatto una utilissima testimonianza dal field, sul social media marketing, all' interno del mio corso "Digital Marketing", a Lugano: Qui la presentazione:
http://nacci.wordpress.com/2009/11/23/572/
http://nacci.wordpress.com/2009/11/23/572/
Monday, November 23, 2009
19 milioni di italiani nei social network
Un recente studio del Censis fotografa la presenza degli italiani nei social network.
http://www.censis.it/277/372/6697/6935/6956/6957/content.asp
http://www.censis.it/277/372/6697/6935/6956/6957/content.asp
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Consumer communities,
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Saturday, January 17, 2009
Citizen journalism e value-based advertising
Luca de Biase ha invitato a riflettere sui temi della trasformazione dei modelli di business nel giornalismo (http://tinyurl.com/a4q8wo) offrendo alcuni link di supporto.
Uno di questi (http://blogs.law.harvard.edu/doc/2007/09/12/toward-a-new-ecology-of-journalism/), di Doc Searls, si concentra sulla relazione tra le trasformazioni nel giornalismo (in particolare nella direzione del Citizen Journalism) e l’ advertising.
Trovo le idee di Searls interessanti ... ho qualche perplessità su quelle che secondo me sono alcune semplificazioni:
1) l’ idea che il citizen journalism debba contrapporsi al professional journalism.
Non credo che il blogging sia semplicemente oral history ( "was there, I saw what I saw and told that story. That’s all"). Il blogging è comunque gatekeeping (selezione e diffusione di informazioni rilevanti) e in quanto tale soddisfa una delle funzioni tipiche del giornalismo.
Dando per scontato che il giornalismo di tutti i tipi debba sottostare a regole di produzione delle news che ne garantiscano la qualità (come certificarla? parlamone), penso che il problema più grosso riguardi la necessità di trovare NUOVE forme di gatekeeping e costruzione delle news, che ne potenzino la qualità ma anche la capacità di governare la complessità informativa di oggi, avendo anche il coraggio di far saltare vecchie separazioni tra chi ha, oppure no, il diritto di farlo;
2) l' idea che si possa abbastanza semplicemente costruire un modello di business per la news industry senza i flussi di reddito pubblicitari. Mi sembra di capire che quello che si propone come alternativa sia una specie di “vendita di servizi” legati alle competenze – idea interessante ma che ad oggi sembra poco solida rispetto alla drammatica necessità di risorse della industry delle news (vecchia e nuova);
3) l' ingenuità del pensare che la comunicazione PULL da parte dei venditori, cioè "buyers hunting for sellers", risolva tutto. La comunicazione PUSH (tra cui l' adv) nella storia ha dimostrato proprio il contrario di quanto le viene contestato da Doc Searls, e cioè di funzionare proprio perchè efficiente cognitivamente; guarda caso oggi abbiamo proprio il bisogno di essere più efficienti di prima a causa dell’ information overload. Il click-through non misura tutto e comunque dovrebbe almeno essere confrontato con il rapporto tra tempo speso per cercare informazioni e rilevanza delle informazioni trovate. Il problema dell' advertising è l' intrusione non l' inefficienza. E infatti è necessario far diventare la pubblicità anche "produttrice di valore" per il consumatore per diminuire l' intrusione. Gli esperimenti nell' area del value-based advertising (pubblicità che aumenta la rilevanza a partire dalla contestualizzazione, sia nel tempo che nello spazio, e dalla relazione di marca ma anche il social advertising) vanno timidamente in questa direzione.
In sintesi, c’ è da sperimentare e inventare tantissimo. Credo che su questo siamo tutti d’ accordo.
Luca de Biase ha invitato a riflettere sui temi della trasformazione dei modelli di business nel giornalismo (http://tinyurl.com/a4q8wo) offrendo alcuni link di supporto.
Uno di questi (http://blogs.law.harvard.edu/doc/2007/09/12/toward-a-new-ecology-of-journalism/), di Doc Searls, si concentra sulla relazione tra le trasformazioni nel giornalismo (in particolare nella direzione del Citizen Journalism) e l’ advertising.
Trovo le idee di Searls interessanti ... ho qualche perplessità su quelle che secondo me sono alcune semplificazioni:
1) l’ idea che il citizen journalism debba contrapporsi al professional journalism.
Non credo che il blogging sia semplicemente oral history ( "was there, I saw what I saw and told that story. That’s all"). Il blogging è comunque gatekeeping (selezione e diffusione di informazioni rilevanti) e in quanto tale soddisfa una delle funzioni tipiche del giornalismo.
Dando per scontato che il giornalismo di tutti i tipi debba sottostare a regole di produzione delle news che ne garantiscano la qualità (come certificarla? parlamone), penso che il problema più grosso riguardi la necessità di trovare NUOVE forme di gatekeeping e costruzione delle news, che ne potenzino la qualità ma anche la capacità di governare la complessità informativa di oggi, avendo anche il coraggio di far saltare vecchie separazioni tra chi ha, oppure no, il diritto di farlo;
2) l' idea che si possa abbastanza semplicemente costruire un modello di business per la news industry senza i flussi di reddito pubblicitari. Mi sembra di capire che quello che si propone come alternativa sia una specie di “vendita di servizi” legati alle competenze – idea interessante ma che ad oggi sembra poco solida rispetto alla drammatica necessità di risorse della industry delle news (vecchia e nuova);
3) l' ingenuità del pensare che la comunicazione PULL da parte dei venditori, cioè "buyers hunting for sellers", risolva tutto. La comunicazione PUSH (tra cui l' adv) nella storia ha dimostrato proprio il contrario di quanto le viene contestato da Doc Searls, e cioè di funzionare proprio perchè efficiente cognitivamente; guarda caso oggi abbiamo proprio il bisogno di essere più efficienti di prima a causa dell’ information overload. Il click-through non misura tutto e comunque dovrebbe almeno essere confrontato con il rapporto tra tempo speso per cercare informazioni e rilevanza delle informazioni trovate. Il problema dell' advertising è l' intrusione non l' inefficienza. E infatti è necessario far diventare la pubblicità anche "produttrice di valore" per il consumatore per diminuire l' intrusione. Gli esperimenti nell' area del value-based advertising (pubblicità che aumenta la rilevanza a partire dalla contestualizzazione, sia nel tempo che nello spazio, e dalla relazione di marca ma anche il social advertising) vanno timidamente in questa direzione.
In sintesi, c’ è da sperimentare e inventare tantissimo. Credo che su questo siamo tutti d’ accordo.
Thursday, January 1, 2009
Il mio Natale ... pace, relax e natura
Per chi ha voglia di vedere dove sono stata in questi giorni .... ecco il link alle foto.
http://www.facebook.com/album.php?aid=51578&l=9632f&id=529651865
AM
http://www.facebook.com/album.php?aid=51578&l=9632f&id=529651865
AM
Saturday, October 18, 2008
"Alberi morti" e digital newspaper di plastica
Speriamo sia la volta buona. Sembra essere finalmente arrivato il momento in cui il piacere di leggere il giornale in poltrona (o al tavolino del bar guardando il mare a S' Archittu :-) is sposi con l' efficienza dell' informazione digitale.
http://www.dailymail.co.uk/sciencetech/article-1077864/Revolutionary-plastic-e-paper-set-hit-high-street.html
E' arrivato il giornale elettronico di plastica. Elettronico ma anche flessibile come la carta (qui il video http://www.youtube.com/watch?v=Jwld9lGKSz4&feature=related).
Credo che tutti noi che ci occupiamo di formazione (anche) nei media digitali abbiamo almeno una volta fatto fare un' esercitazione ai nostri studenti, chiedendo loro di fare uno sforzo di immaginazione e provare a "inventare" un nuovo "device" che potesse essere aggiornato sull' informazione rilevante quotidiana e avesse comodità e flessibilità massima di utilizzo. L' esercitazione finiva naturalmente con la scoperta che non c' era nulla che potesse essere paragonato per comodità e flessibilità al giornale su carta.
Ci informano che: "The e-reader is the brainchild of students at Cambridge University's Cavendish Laboratory and will be developed by manufacturing plant Plastic Logic at a factory in Germany. The invention is due to hit the high street next year. Each part of the design will be made from plastic and will be super-thin, as light as the average magazine and able to store and display documents."
Beh, se funzionerà di sicuro smetteremo di chiamare i giornali su carta "dead tree papers" :-)
Siamo qui che lo aspettiamo ...
http://www.dailymail.co.uk/sciencetech/article-1077864/Revolutionary-plastic-e-paper-set-hit-high-street.html
E' arrivato il giornale elettronico di plastica. Elettronico ma anche flessibile come la carta (qui il video http://www.youtube.com/watch?v=Jwld9lGKSz4&feature=related).
Credo che tutti noi che ci occupiamo di formazione (anche) nei media digitali abbiamo almeno una volta fatto fare un' esercitazione ai nostri studenti, chiedendo loro di fare uno sforzo di immaginazione e provare a "inventare" un nuovo "device" che potesse essere aggiornato sull' informazione rilevante quotidiana e avesse comodità e flessibilità massima di utilizzo. L' esercitazione finiva naturalmente con la scoperta che non c' era nulla che potesse essere paragonato per comodità e flessibilità al giornale su carta.
Ci informano che: "The e-reader is the brainchild of students at Cambridge University's Cavendish Laboratory and will be developed by manufacturing plant Plastic Logic at a factory in Germany. The invention is due to hit the high street next year. Each part of the design will be made from plastic and will be super-thin, as light as the average magazine and able to store and display documents."
Beh, se funzionerà di sicuro smetteremo di chiamare i giornali su carta "dead tree papers" :-)
Siamo qui che lo aspettiamo ...
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